Ci sono personaggi che sono destinati a essere pionieri e dei grandi rivoluzionari. Uno di questi è Marina Cicogna. Detto così il suo nome potrebbe essere sconosciuto ai più ma invece non è così. Lei è una produttrice cinematografica, una sceneggiatrice e un’attrice italiana, una donna che ha segnato un’epoca per il mondo dello spettacolo, un personaggio noto che è diventato anche un’icona per la comunità LGBT grazie alle sue idee all’avanguardia e fuori dagli schemi.
Marina Cicogna, nome completo per Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata, appartiene all’antico casato lombardo dei Mozzoni da parte di madre, e dei Conti di Misurata da parte del padre. Una donna che è cresciuta nel lusso e nel mondo del jet set degli anni ’60, nutrendosi di cinema e di cultura. Dichiaratamente omosessuale, ha amato indistintamente gli uomini e le donne, anche se nel corso della sua vita è stata legata solo con una persona, una donna: l’attrice Florinda Bolkan.
Marina Cicogna: una donna fuori dagli schemi
É stato un personaggio dalla grande tenacia, destrezza e acume e, proprio per questo, per celebrare il suo mito, di recente il New York Times, le ha dedicato una lunga intervista (che si è svolta nella sua casa di Roma), in cui si è snocciolata tutta la sua carriera: dagli esordi come attrice, al suo debutto come regista e sceneggiatrice.
Marina Cicogna è una donna riservata, questo è vero, ma ha un carattere pungente e una lingua accumunata come una lama di coltello, particolarità che hanno reso tale la sua figura nel panorama cinematografico di ieri, di oggi e del domani. Nel 1976 debutta in una piccola parte in “Il comune senso del pudore”, ma partecipa anche a C’era una volta il West, la Medea di Pasolini, Fratello solo e sorella luna di Zeffirelli e a diversi film di Vittorio De Sica. Ha collaborato con i più grandi, come Alberto Sordi, Michele Lupo e Lina Wertmuller. Ha brillato proprio nel periodo più florido del cinema italiano, in quel periodo in cui c’era voglia di sperimentare, di denunciare la politica, il governo, la società e le stesse istituzioni. Ha brillato quando il cinema era il vero cinema, quando c’era ancora una storia da raccontare.
Viene descritta dal New York Time come “una donna forte del cinema Europeo, una figura unica nel suo genere, capace di parlare sia al cuore dell’uomo che della donna”. È nata nel 1934, ora ha più di 80 anni e conserva in un album fotografico i ricordi di una vita.