Non è mai troppo tardi… ma è l’ultima occasione
Alessandro Cecchi Paone lancia una “Collana di Educazione e Cittadinanza Digitale”. Usciti i primi volumi in questi giorni. Nel futuro forse una trasmissione TV ispirata al tema negli assi di sviluppo europeo
Parte da una domanda rivolta a Mario Draghi e con lui a tutto il nostro universo post pandemia la Collana di Educazione e Cittadinanza Digitale curata da Alessandro Cecchi Paone edita da Lupetti. Si tratta di venti volumi i cui autori sono dei grandi esperti, ma anche innovative menti della generazione Z.
È nota a tutti la passione di Alessandro Cecchi Paone e il suo impegno nel ruolo di mentore, attento alle evoluzioni e abituato a scuotere le Istituzioni e la società italiana dalla sonnolenza della burocrazia che la avvelena. I primi cinque volumi della Collana stanno uscendo ora, ad aprile, mentre aleggia l’hashtag #mariorispondi, richiamando al quesito di Alessandro Cecchi Paone per il premier, incentrato sulla digitalizzazione.
I presupposti sono quelli dell’innovazione, ma anche se la pandemia ci fa sembrare tutti digitalizzati, perché usiamo nuove formule per socializzare, divertirci ed apprendere, in realtà dipendiamo totalmente e in modo sbagliato dalla tecnologia, come già ci avvertiva in tempi non sospetti la serie Black Mirror.
L’asset europeo
Ci spiega Alessandro Cecchi Paone: “Gli investimenti europei sono su tre direttrici: la campagna vaccinale, il recovery fund, la digitalizzazione, e su quest’ultimo indirizzo l’Italia si trova in grave dislivello, essendo posizionata al venticinquesimo posto al mondo”.
Le problematiche sono di diverso tipo: prima di tutto infrastrutturali. Alessandro Cecchi Paone sottolinea, infatti, la necessità dello sviluppo della banda larga e del 5G, e poi della formazione. “La DAD non ha funzionato per questi due aspetti, sia per la mancanza di collegamenti, quindi per un problema infrastrutturale, sia per la mancanza di formazione dei docenti”.
Tra i temi presi in esame nella collana non solo quelli meramente tecnologici, ma anche quelli etici, economici, di costume, di marketing e sociali. Tra i titoli troviamo: Essere digitali, Internet Babylon, No Store, Armonie digitali, Virtual Politik, Tik Tok Marketing, Art Bytes.
“La collana ferma il momento storico per aiutarci a capire come il digitale abbia cambiato il linguaggio e le regole della nostra società, i nostri rapporti umani, la nostra ricerca, la sfera emotiva” ci dice il professore.
Non è un Paese per Giovani
“Siamo di fronte ad una generazione che già prima della pandemia vedeva come unica prospettiva quella di andarsene dall’Italia, e se non ci adegueremo a questa forte accelerazione del digitale diventeremo presto un Paese di vecchi, che fa la pasta al forno per ricchi turisti stranieri… sempre che tornino”.
La formazione è per Cecchi Paone vitale: “Bisogna fare un tentativo in extremis per far comprendere ai ragazzi che lo smartphone è uno strumento per costruire i propri progetti e non solo chattare e farsi i selfie, perché la maggior parte di loro lo usa senza capirne l’utilità, mentre il resto del mondo cresce sempre di più sotto questo aspetto”.
La nuova incomunicabilità
Un momento storico in cui l’eccesso di comunicazione può portare alla “non comunicazione”, come è già avvenuto nel passato, basti pensare alla filosofia, al cinema, alla scrittura sull’incomunicabilità della fine degli anni sessanta, proprio al lancio delle cosiddette “comunicazioni di massa”. Fu quello il tempo dell’incomunicabilità, sottolineato nella cultura dell’epoca da Antonioni, Pasolini, Moravia, Flaiano. Il momento in cui nacque la “Questione Meridionale”.
Le prospettive per il sud
In questa seconda rivoluzione, spinta ulteriormente dalla pandemia, il Sud Italia rischia di rimanere ancora più indietro se resta fuori da questo nuovo asset europeo di investimenti sulla digitalizzazione “La banda larga, la formazione sarebbero un’occasione per il Sud di emergere; lasciare indietro questa parte dell’Italia dall’asset europeo di sviluppo significherebbe compiere un atto politico e sociale di gravità inaudita”.
Il potenziale della generazione Z
I libri usciranno da adesso fino a Natale. Tra i primi un’analisi di Tik Tok che comincia a prendere piede tra le aziende “Un miliardo e mezzo di adolescenti sono su questa piattaforma, le aziende li osservano, soprattutto perché costoro saranno i consumatori del futuro e dobbiamo fin da oggi capire cosa faranno da grandi, le loro storie, i loro gusti, le loro preferenze”.
Una generazione studiata a scopo di marketing e, diciamolo, schedata, a livello mondiale, una generazione che predilige gli influencer per informarsi ai media classici e quindi ci pone di fronte ad un grandissimo rischio qualora si profilassero contenuti guidati non solo a livello commerciale, ma magari politico con scopi autoritari.
“Questo è un tema affrontato in Internet Babylon: i sociali sono le autostrade di formazione delle nuove generazioni, per questo dobbiamo noi stessi riempirli di contenuti migliori, stimoli alla cultura, la lavoro, all’arte, alla musica”.
L’alfabetizzazione? Non è mai troppo tardi
E aggiunge una grande verità: “Bisogna che nei mercati virtuali, come in quelli fisici, venga riconosciuto il valore”. Questo infatti manca all’arte, alle professioni, all’informazione. La qualità resterà sempre il parametro di scelta principale, e secondo il professore gli aspetti negativi come il dark web, il cyberbullismo rimarranno marginali.
Un sogno da realizzare in questa direzione è quello dell’alfabetizzazione digitale.
Una nuova edizione del programma “Non è mai troppo tardi” in cui al posto del maestro Manzi potrebbe trovarsi Alessandro Cecchi Paone. “Perché no? È uno degli scopi della RAI come pubblico servizio, quello della divulgazione, e credo anche che il programma sarebbe molto seguito”.