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A Firenze la Prima rivoluzione della storia per i diritti LGBTQ

Redazione by Redazione
8 Ottobre 2021
Reading Time: 4 mins read

La mia storia di vita e lavorativa è oggi legata alla mia città, Firenze! Quando ho deciso di diventare una Wedding Planner, ho voluto abbracciare tutte le coppie perché l’AMORE è un concetto universale: l’Amore non ha frontiere e l’Amore non è sempre legato ad una relazione tra un uomo ed una donna. Sono etero e pertanto ho voluto seguire una formazione professionale per diventare una Equality Marriage Planner. Ero inoltre certa che la mia Firenze, ritenuta già prima del Rinascimento, una città aperta e tollerante, avesse anche lei rivolto, da lunga data, la sua attenzione verso l’Amore equalitario. Così, ho intrapreso delle ricerche che non hanno tradito le mie aspettative. Mi appresto quindi a condividere con i lettori di questo articolo, un’interessante pagina di storia.

È noto a tutti che lo splendore di Firenze affonda le sue radici tra i suoi mercanti e banchieri aprendo le porte della prosperità nella città del Rinascimento. La dinastia dei Medici apporterà un plusvalore dinamico in ambito sociale e culturale promuovendo anche un alto livello di tolleranza in campo artistico e scientifico tale da attirare, da ogni dove, artisti, scienziati, architetti, filosofi e scrittori. Dal 1469, con l’ascesa di Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, Firenze, già città di ampie vedute, diverrà la naturale dimora dei grandi artisti e scrittori dell’epoca – alcuni presumibilmente gay – quali Michelangelo, Leonardo da Vinci, Benvenuto Cellini, Botticelli, Pico della Mirandola, Machiavelli, Pontormo. Complice la sua grande bellezza artistica e architettonica, l’immagine di Firenze percepita al di fuori dei suoi confini fu quella di una terra che, avendo ritrovando le sue origini classiche, favoriva un ritorno alla natura e al completo abbandono dei sensi.

Firenze divenne nota in tutta Europa per i suoi costumi liberali ma anche la pratica diffusa dell’eros tra persone dello stesso sesso al punto di diventare la città sinonima dell’omosessualità: i paesi di lingua tedesca erano soliti chiamare “Fiorentini” (Florenzer) gli omosessuali mentre i francesi definivano la sodomia “il vizio fiorentino” (le vice florentin). Il tutto accadeva in un’epoca in cui l’omosessualità veniva quasi sempre punita con la pena capitale. I Medici invece, andando controcorrente, chiusero di buon grado un occhio davanti alle inclinazioni sessuali dei loro cittadini in particolare modo quando si trattava di artisti, scrittori oppure filosofi.

Persino “gli Ufficiali della Notte” – un corpo speciale di guardie fondato sempre a Firenze contestualmente al Tribunale dei Sodomiti, allo scopo di occuparsi di reati omosessuali – iniziarono ben presto a dimostrare tolleranza nei confronti dell’omosessualità. All’epoca, Firenze contava circa 40.000 abitanti e sembra incredibile pensare che circa 12.000 tra loro fossero stati incriminati, almeno una volta, per il loro orientamento sessuale. Mentre solo alcuni furono condannati al carcere oppure all’esilio, la maggior parte ottenne un’assoluzione piena a seguito del pagamento di una modesta multa. Nel 1494, dopo il suo insediamento a Firenze, il frate domenicano Girolamo Savonarola iniziò la sua nota “campagna di purificazione” contro la famiglia de’ Medici e la sodomia. Il frate riuscì a convincere i fiorentini, dopo la morte del Magnifico, a cacciare la famiglia de’ Medici da Firenze, diventando in seguito la mente ispiratrice della nascita di una nuova Repubblica. Savonarola, che mostrava un atteggiamento indipendente rispetto alla rigida casta religiosa dell’epoca, ottenne prima la scomunica e successivamente, accusato dai fiorentini di eresia, fu impiccato e messo sul rogo, nel 1498, in Piazza della Signoria. La tolleranza ritornò a Firenze quando la mattina del 13 agosto 1512, la città diventò testimone della prima rivoluzione gay della storia: “i Compagnacci”, un gruppo di circa una trentina di aristocratici, irrompendo nel Palazzo del Governo fiorentino, pretesero che le autorità mettessero fine a qualsiasi forma punitiva – quale esilio, perdita del lavoro, confisca dei beni – nei confronti della comunità omosessuale.

Un mese dopo tale rivolta, i Medici, con l’appoggio degli spagnoli, fecero ritorno a Firenze e decisero di approvare le richieste promosse dai Compagnacci la cui rivolta potrebbe oggi essere vista come antesignana rispetto alla più contemporanea Rivolta di Stonewall avvenuta nel 1969 a New York al punto che il World Pride, svoltosi a Firenze nel 2012, si propose anche di ricordare la lontana protesta fiorentina.

Più avanti nel tempo e precisamente in data 30 novembre 1787, Il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I di Asburgo-Lorena, fratello della Regina di Francia, Maria Antonietta, pose fine alla pena capitale e ad ogni forma di tortura, regalando, questa volta, alla Toscana tutta, il primato mondiale di una tale decisione che vedeva la luce due anni prima della Rivoluzione francese durante la quale purtroppo, caddero molte teste tra cui quella della sfortunata sorella Maria Antonietta. Tale data viene ricordata, ogni anno, come “La Festa della Toscana”. Da suo canto invece, Leopoldo II, penultimo Granduca di Toscana, ottenne un altro primato, depenalizzando nel 1853 l’omosessualità (Codice Penale preunitario Libro II, tit VI, Capo III “Dei delitti contro il pudore”).

Gli eventi sopra riportati ci spingono a dedurre che il rispetto per l’essere umano unito alla pubblica felicità siano stati tra i concetti prioritari che hanno guidato, nei secoli, Firenze e la Toscana.

Di Roseli Riva

 

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